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Salute & Benessere

Quinoa, fagioli, salicornia: il cibo del futuro si coltiva nel deserto

2021-09-24 09:28:17

A Dubai l’International Center for Biosaline Agriculture ha iniziato la coltivazione di super alimenti amanti del sale nel tentativo di rispondere ai mutamenti innescati dai cambiamenti climatici, che riducono la presenza di acqua e rendono i terreni sempre meno fertili. 

L’aumento costante delle temperature, la carenza d’acqua, i terreni meno fertili, gli eventi meteorologici estremi: i cambiamenti climatici stanno rappresentando una vera sfida anche per l’agricoltura. Ma cosa dobbiamo aspettarci nei prossimi 30 anni? Con 1,5 gradi in più si ipotizzano stagioni calde sempre più lunghe. Se il picco raggiungesse i 2 gradi, invece, gli estremi di calore raggiungerebbero soglie di tolleranza critiche per le coltivazioni così come per la salute. Inutile dire che serviranno soluzioni “a prova di futuro” per preservare le produzioni che sinora conosciamo.

L’aumento costante delle temperature, la carenza d’acqua, i terreni meno fertili, gli eventi meteorologici estremi: i cambiamenti climatici stanno rappresentando una vera sfida anche per l’agricoltura. Ma cosa dobbiamo aspettaci nei prossimi 30 anni? Con 1,5 gradi in più si ipotizzano stagioni calde sempre più lunghe. Se il picco raggiungesse i 2 gradi, invece, gli estremi di calore raggiungerebbero soglie di tolleranza critiche per le coltivazioni così come per la salute. Inutile dire che serviranno soluzioni “a prova di futuro” per preservare le produzioni che sinora conosciamo.

“L’agricoltura contribuisce al cambiamento climatico e, a sua volta, ne subisce gli effetti - ricorda l’Agenzia europea per l’ambiente -.

L'innalzamento delle temperature atmosferiche ha già influito sulla durata della stagione vegetativa in ampie aree dell'Europa. Ad esempio, i cereali maturano e vengono raccolti con diversi giorni di anticipo rispetto al passato. Questi cambiamenti continueranno a verificarsi in molte regioni. Le ondate di calore estremo e la riduzione delle precipitazioni e dell'acqua disponibile influiranno negativamente sulla produttività agricola: si prevede che la produzione agricola sarà sempre più variabile di anno in anno, a causa di eventi meteorologici estremi e di altri fattori quali la diffusione di parassiti e malattie. In alcune parti dell'area mediterranea, a causa del forte stress generato dal caldo e dalla mancanza di acqua durante l'estate, alcuni prodotti tipicamente estivi potrebbero dover essere coltivati in inverno. Altre aree, quali la Francia occidentale e l'Europa sud orientale, potrebbero dovere affrontare una riduzione della produzione agricola a causa di estati calde e secche, senza poterla trasferire in inverno”. Ma parte delle perdite potrebbe essere controbilanciata da alcune pratiche virtuose, come, ad esempio, “la rotazione delle colture in base ai periodi di disponibilità dell'acqua, la modifica delle date di semina a seconda dei modelli delle temperature e delle precipitazioni e la coltivazione di varietà agricole più adatte alle nuove condizioni, ovvero più resistenti al calore e alla siccità”.L'insicurezza alimentare è già una realtà, e la minaccia della fame sta diventando ancora più grave e imminente. Una situazione che peggiora giorno dopo giorno proprio a causa dei cambiamenti climatici, che aggiungono ancora più peso in questa equazione e pongono maggiori rischi per i mezzi di sussistenza di migliaia di comunità. Le Nazioni Unite stimano che 41 milioni di persone sono già sull'orlo della carestia e che la domanda alimentare totale dovrebbe aumentare tra il 59% e il 98% entro il 2050.
Con solo l'11% della superficie terrestre mondiale utilizzata per la produzione agricola, l'agricoltura estrema sta diventando un'opzione reale in ambienti difficili, poiché milioni di persone vivono in terre che si stanno desertificando. Per riuscire in questa impresa, in alcuni dei luoghi più aridi del mondo gli scienziati stanno escogitando soluzioni per aumentare la produzione alimentare, introducendo piante in grado di fare i conti con il caldo intenso, poca acqua e prosperare anche nei terreni meno fertili. Paesi come gli Emirati Arabi Uniti, che dipendono fortemente dalle importazioni di cibo, si stanno progressivamente affidando all’ingegneria e alle biotecnologie, investendo in orti verticali indoor e serre intelligenti nel deserto.
Ed è proprio nel deserto di Dubai che l’International Center for Biosaline Agriculture ha iniziato la coltivazione di super alimenti amanti del sale, nel tentativo di espandere la diversità alimentare nonostante il terreno arido e sabbioso. L'agricoltura del deserto esiste da migliaia di anni ma “l'acqua dolce sta diventando sempre più scarsa - spiega l’agronoma Dionysia Angeliki Lyra -. Dobbiamo concentrarci su come utilizzare le risorse idriche saline di bassa qualità per la produzione alimentare”. È dal 1999 che l’ente studia come adattare le colture altamente nutrienti a condizioni climatiche estreme, prosperando anche se nutrite con acqua di mare o desalinizzata. Il programma ha introdotto nel deserto colture come la quinoa delle Ande sudamericane: per farlo ha testato qualcosa come 1200 varietà, di cui appena 5 si sono rivelate adatte a crescere in condizioni estreme. Oggi vantano una collezione di oltre 13 mila semi che possono proliferare nel deserto: stanno già producendo i loro “superfood” in dieci Paesi del Medio Oriente e del Nord Africa e stanno per ampliare la produzione nelle comunità rurali dell'Asia centrale. 
Oltre a 200 chili di quinoa, a proliferare nel deserto di Dubai è la salicornia, e si può facilmente capire il perché: si tratta di una pianta degli Stati Uniti meridionali che ha bisogno di acqua salina per crescere, e grazie alla sua adattabilità e versatilità è in fase di sperimentazione anche un utilizzo alternativo come biocarburante. Poi ci sono l’orzo, il miglio perlato, il sorgo, la buffalo grass, erba perenne originaria delle grandi pianure del Montana, e il fagiolo con l'occhio. “Il nostro lavoro mira a contribuire alla produzione alimentare sostenibile in un clima che cambia - spiegano dall’Icba -. L'obiettivo generale è aumentare le capacità di adattamento, i mezzi di sussistenza e la sicurezza alimentare dei piccoli agricoltori e delle comunità rurali, diversificando le colture, utilizzando varietà di piante sottoutilizzate e tolleranti allo stress e diversi tipi di acqua salina, compresa la salamoia di scarto e l'acqua di mare, supportando lo sviluppo di politiche e piani strategici per garantire una produzione agricola sostenibile anche in ambienti marginali”.Per anticipare le possibili conseguenze dei cambiamenti climatici sull’agricoltura “ci basiamo su una modellazione climatica avanzata calcolata con big data, oltre a strumenti di telerilevamento e gestione integrata della siccità con sistemi di monitoraggio, allerta precoce, valutazione dell'impatto e della vulnerabilità di un territorio”. Insomma, si assicurano che “le comunità siano ben attrezzate per gestirne gli effetti”, contribuendo così nella ricerca di modi alternativi, efficaci e sostenibili per produrre cibo ovunque nel mondo.


fonte repubblica.it